martedì 17 novembre 2009

Dischi nelle zampe di un cane volante


L’album più brutto degli ultimi tempi, qui accanto!
Che ci sarebbe da dire altro, se non che viceversa la copertina è tra le più belle?
I Weezer li avevo persi di vista da un pochino (15 anni?) e spulciando tra gli scatoloni marci che ancora custodiscono buona parte dei miei antichi tesori scopro di possedere una copia del blue album, il primogenito.
Non lo ricordavo per nulla, soffiato a qualcuno? Ormai il reato è prescritto!
Lo butto nello stereo e, nonostante l’influenza, mi scoppia il buon umore (di stampo nostalgico), la stanza inizia a girare ma rimango in piedi e comincio a ridere scuotendo misuratamente le braccia, prima di finire agonizzante sul divano.
Eccoli qua! La testa aveva ragione: visti qualche giorno fa al David Letterman show con il singolo If you’re wondering if I want you to...ecc...smaccatamente commerciale, brano fotocopia di altri milioni per quanto attiene la struttura..un cliché, un esercizio di stile.
Eppure lei mi aveva detto qualcosa, sca*ico il dischetto, RADITUDE, brutto. Lo faccio ascoltare, brutto. E allora? Perchè non ho cambiato subito canale quando era ora?
Negli scatoloni a volte si nascondono le risposte...già.
Il blue album invece è un gran bell’album, nipote del grunge, del quale ne vuole ereditare ad ogni costo i lineamenti maniaco - depressivi, madre pop e padre molto power...i geni che assicurano successo e prosperità alla formula.
Ve la ricordate Buddy Holly? Cestinate Vista, xp, ecc...riesumate windows 95, fatto?
Il video era incluso come demo del media player.
Intanto ve lo anticipo...mmmh...ve lo ripropongo qui!
[I simpaticoni della Universal non consentono di far girare il video]

Fonzie, quando balla, è un deficiente!

venerdì 13 novembre 2009

News 1.1 La serata gggiovani


Palco accogliente e luci calde, tubone dell’aria in un fianco e volta celeste oscurata per l’occasione dal tendone color latte della festa di Ariano.
La (auto)critica è unanime: i Nastrasse si sono divertiti, hanno fatto un’oretta (sono eccessivo) di musica suonata e goduta e sono stati anche bravi, sì lo dico.
Il musseto ha avuto da ridire, stritolando le budella dei suonatori, per i volumi eccessivi (a suo dire) e per l’inconcepibile distanza di stile e genere dal ben più blasonato liscio polka ’n’ roll di Ermanno e Clara.
La serata giovani, rimasta altrove in ozio di fronte alla chiamata della cittadinanza tutta, è stata scalzata dall’ennesima serata over fifty, colorata di rosso (il vino), dall’acido che contraddistingue la precocità del novello e dal più alto numero mai visto di sedie bianche e vuote.
Ringraziamo i pochi (e buoni) giovani amici, questi sì in serata, venuti per ascoltarci o nel peggiore dei casi...ma va bene lo stesso, per godere del ghiotto menù dello stand gastronomico.
Grazie ad Elena Tabarrini per la foto; quanto sono belli questi 5 ragazzotti?
La Nikon fa miracoli.

martedì 3 novembre 2009

News 1.0- Live@Ariano nel Polesine

Interrompiamo il silenzio e cediamo alle lusinghe di una seratina autunnale in compagnia di castagne, vino e altre specialità!
Sarà una sagra, una festa, un rito.
Dietro la chiesa ad Ariano, lo stesso luogo dove in giorni più miti vede consumarsi il sacro rituale della bondiola!
Blasfemia a parte, si mangia, si beve e si ascolta musica!



venerdì 30 ottobre 2009

Alleanza rivoluzionaria


Blogger di tutto il mondo, unitevi!
Non si tratta di una rivisitazione aggiornata ed adeguata del motto Marx-Engelsiano, ma di una realtà che ha visto, oramai un anno fa, l’incontro tra blogger di molti paesi per raggiungere un obbiettivo: libera diffusione e conoscenza della musica. Badate, non è poco. La bulimia compulsiva che affligge il web, sempre e in ogni momento disponibile ad ingurgitare qualsiasi cosa gli si butti sul piatto, ha decisamente incrementato la distanza che c’è tra l’utente in cerca di contenuti ed i contenuti stessi.
Paradossalmente, ma neanche tanto, l’abbondanza di informazione genera confusione e, di fatto, disinformazione quando la stratificazione delle sorgenti ed il perseverante egocentrismo delle stesse tende ad esclude ed annichilire la curiosità ed il sano bisogno di conoscere dell’utente.
Mi spiego meglio.

Parliamo di musica e myspace è di fatto il re incontrastato, per ora, di un popolo di musicisti, dj, cantautori, band e chi più ne ha più ne metta sostanzialmente ammutoliti dall’enormità e dalla sovrabbondanza di proposte.
Il re, lungi dal pensiero di dare una regolata ad un carrozzone che genera fiumi di quattrini con poco sforzo, ha pensato bene che se è così facile attirare gli artisti desiderosi di un balcone ben soleggiato sul mondo, lo sarà altrettanto condizionare in un qualche modo gli ascoltatori, gli iscritti, gli utenti appassionati e i curiosi attraverso meccanismi di ricerca alquanto caotici e sfibranti al fine di dirottarli facilmente su proposte sponsorizzate ed eventi mondani quali secret show e via discorrendo.
Il tutto infischiandosene di quello che sta fuori perché se sei il più figo è dovere degli altri guardarsi attorno, non viceversa.

It’s Business!

Ma è anche un errore. Se il modello myspace ha dato grossi frutti trovo che nell’idea di Jason Cranwell, blogger scozzese, ci sia il germe di un modo nuovo ed originale per parlare, ascoltare e proporre musica di tutto il mondo. Il MAP da lui proposto (Music Alliance Pact) coinvolge blogger di molti paesi (attualmente sono 34) scelti per competenza e seguito i quali, ogni mese, scelgono una canzone di un artista più o meno conosciuto del proprio panorama (da noi il compito è affidato a Polaroid) per inserirla e diffonderla in una eterogenea compilation (quella di ottobre è qui) gratuita e che riserva non poche sorprese. Frequentando il myspace avreste mai avuto modo di imbattervi (senza conoscerne nome e nazionalità, senza saltare di pagina in pagina a caso, senza un pò di fortuna...e senza perderci molto tempo!) nell’electro-pop degli estoni I’ll Hit Her o nella rock band indonesiana The Super Insurgent Group of Intemperance Talent?
Porte aperte alla rivoluzione.

giovedì 29 ottobre 2009

Un mondo di suoni


Essere aggiornati, informarsi sui trend, le mode e le tendenze è importante, qualsiasi settore si segua. Chi è sempre a caccia del nuovo (musicalmente parlando) troverà molto pane per i propri denti visitando CitySounds, una webradio che trasmette contemporaneamente le “frequenze” di tantissime città in giro per il mondo. Non ci resta che scegliere il luogo ed ascoltare l’ultimissimo trend musicale degli artisti (presumendone la serietà) di quella determinata città, fico no? Possiamo addirittura iscriverci ed iniziare ad uploadare noi stessi la musica più fresca della nostra, se già è in lista, oppure inserirla ex novo!
Nota dolente: i generi inseriti dagli utenti variano a seconda dei luoghi ma la stragrande maggioranza delle tracce segue filoni techno - house - dubstep - hip hop - electronic a me non troppo congeniali, ma cercando si riesce comunque a trovare qualcosa per ogni evenienza.
Le classifiche sono continuamente aggiornate e non si corre mai il rischio di “rimanere indietro”. L’idea e la realizzazione di questa radio globale è frutto delle menti di 4 ragazzotti svedesi molto “avanti” (e ridaje!) che hanno illustrato il loro progetto ad un workshop itinerante chiamato Music Hackday, un grosso calderone nel quale vengono coinvolte numerose organizzazioni (tra le tante: AmieStreet, 8tracks, Boxee) all’avanguardia nel settore multiforme e stratificato della musica secondo la formula da loro stessi sintetizzata: Music+software+hardware+art+web. Lo scopo di tutto questo? Esplorare e costruire la nuova generazione di applicazioni musicali; la prossima edizione si terrà a Boston il 21 e 22 novembre. Se alla fine di tutto questo peregrinare vi sentite un poco spossati, occhi pesanti e dita indolenzite dal troppo cliccare, rilassatevi e concedetevi un pisolino conciliato (efficacemente!!) dalle musiche di Napsounds: elettronica, classica e naturale very very soft il cui potere intorpidente viene amplificato da una voce tanto suadente quanto maschia. Il computer è troppo lontano dal divano, il cane abbaia e il vicino taglia l’erba? Dowload gratuito....e via di cuffiette! Buon riposo.

mercoledì 28 ottobre 2009

Credeteci

E’ il sogno di ogni musicista, la chimera di ogni band/gruppo che investe a fondo perduto (sperando fin dalla partenza che non sia per sempre) nella produzione di musica propria, che un giorno arrivi una mail, magari direttamente sulla casella del myspace dove un produttore lungimirante ci scrive Mi piace la vostra musica, fate un salto in ufficio che vediamo di farvi fare un bel dischetto!
Giusto no?
Che l’Italia sia sempre e da sempre parecchio indietro rispetto agli altri (nord europa e USA in primis) lo avevamo già capito da un pò e l’ulteriore conferma a questo deprimente primato arriva dalla piccola, umida e avanguardistica Olanda.
Sellaband è uno strumento finanziario, un mercato azionario...
Non parliamo di Nasdaq, mibtel o cose simili ma di gruppi, band.
Siete un gruppo e dovete produrre un disco?
Inserendo il progetto nel portale avrete la possibilità di farvi conoscere caricando canzoni, informazioni, video, ecc...
Gli ascoltatori, dal canto loro, decideranno se diventare o meno dei vostri finanziatori o believers (così vengono definiti) attraverso l’acquisto di azioni da 10 dollari ciascuna.
Lo scopo di ogni progetto è di raggiungere quota 50.000 e di iniziare così il lavoro presso uno studio figo, con un produttore figo, maketing e distribuzione annesse.
E se la quota non viene raggiunta?
Semplice, i believers di quell’artista potranno scegliere se riprendersi i quattrini o dirottarli in un qualche altro progetto!
Ma il believer, che in fin dei conti caccia il denaro, cosa riceve in cambio da tutto ciò?
Non solo il classico CD in edizione limitatissima o del merchandising vario ma un vero e proprio diritto economico sulle fortune discografiche del progetto!!
La torta degli eventuali proventi è infatti suddivisa in tre parti: Band (il giusto)/ Sellaband(il grosso)/ Believer (a seconda delle azioni acquistate)!
I Public EnemY, che sinceramente fatico credere in stato di bisogno, stanno attualmente raccimolando un crescente numero di believers e di verdoni (ne vogliono 250.000) e di sicuro soddisferanno a breve la loro fame di disco!
La cosa esiste da un pò e i cloni di questa originale idea stanno già replicando il successo del pioniere il cui debutto risale oramai, nella supersonica galassia virtuale, al lontanissimo 2007.
Slicethepie e Pledge Music funzionano più o meno allo stesso modo, seguendo il rigorosissimo principio economico (questa volta i pionieri siamo noi?) della squadra che vince...
A questo punto, dopo tutta sta’ pappardella ci dovevo per forza arrivare...noi stiamo registrando, non abbiamo un soldo bucato e ci bastano tanti meno quattrini dei 50.000 sopra descritti...chi si fa avanti per primo?
Credeteci!!

martedì 27 ottobre 2009

Non vi supporto più

Il 1963 è un anno fondamentale. Non solo per l’uscita dei primi due dischi dei Beatles (Please please me e With the Beatles!!!) ma anche per l’invenzione della musicassetta.
L’idea (e la produzione) ce la mise la Philips e nel 1965 divenne vero e proprio prodotto di massa. Evoluzione analogica, rivoluzione del costume. A dispetto “dell’ antenato” vinile aveva parecchi punti forti: piccola, leggera, economica, trasportabile.
Ci provarono anche un tale Bill Lear che lanciò lo Stereo 8 e la Ford che iniziò ad installare dei lettori appositi sulle sue auto.
Ma la Compact Cassette la spuntò su tutti e dormì sonni tranquilli fino al 1980 quando la Sony (...la Philips lo zampino ce lo mise comunque) lanciò sul mercato il Compact Disc!
Fine di tutto. O Quasi.
O Meglio, il CD non fagocitò in un sol boccone i suoi obsoleti predecessori. Il vinile resiste, eccome. La musicassetta purtroppo...in fin di vita.
Ma si sa che le insidie non sono sempre prevedibili ed il figlio prediletto della nuova era digitale si fa fare le scarpe (ci siamo quasi?) dal figlioletto che porta sempre più spesso in grembo: l’mp3.
E’ cambiata la prospettiva dell’ascoltatore - consumatore, ce ne siamo accorti. Non è più il supporto più efficiente a divenire il veicolo prescelto per la diffusione di un contenuto ma è il contenuto stesso che diviene veicolo di se stesso. A consentire tutto ciò, come oramai di consuetudine, internet.
Download, filesharing, P2P ecc...hanno dato il via a questa auto diffusione contagiosa ed inarrestabile della quale il CD è l’ultima (ed eventuale) ruota del carro.
La perfetta compatibilità dell’mp3 con prodotti tecnologici (lettori, chiavette, telefoni) e l’interfacciabilità di questi ultimi con strumenti di ascolto di uso comune in auto, a casa, ecc... rendono sempre meno necessaria l’impressione della musica sulla superficie finita di un CD.
Ci sarà un epilogo anche per questi ultimi ritrovati ultraveloci, ultraperformanti, ultracapienti?
Sì di certo! A guardare appena un poco più avanti, quando i computer saranno così piccoli da potersi agevolmente trasportare come un cellulare e le connessioni veloci saranno fruibili a costi ragionevoli in ogni angolo del globo cosa spingerà il fruitore di musica medio, il curioso superficiale a ricercare la musica, scaricarla, organizzarla, infilarla in un lettore o simili?
Streaming e ancora streaming!
Milioni di playlist (più o meno fidate), video e tanti, tanti portali sempre e ovunque a disposizione.
Miliardi di file condivisi, linkati, organizzati, taggati affinché catturino il più in fretta possibile l’attenzione dell’utente in quel poco tempo che già egli stesso mediamente spende per la ricerca.
Ma dove sta' la qualità in tutto questo?
Chi la musica la ama davvero dirà che no, che lui non cadrà in questa rete, che la musica va assaporata, masticata, gustata e poi forse ingerita....non come adesso, solo inalata!
faccio parte dei primi e per noi ci sarà sempre un CD, un vinile, forse anche una cassetta a saziare il nostro sano appetito; siamo i fidelizzati, la fetta di mercato consolidata, nei secoli dei secoli fedeli.
Si leggeva su Wired che Clay Shirky (professore della cattedra dei Nuovi Media alla New York University) non sembra essere del tutto d’accordo con questa visione qualitativo-centrica della fruizione musicale.
“ No credete al mito della qualità ” ha affermato ad una conferenza di editori.
L’industria discografica in principio derideva l’mp3 perché rispetto al CD aveva una qualità pessima.
Ma il vero punto di forza di questo formato, lo abbiamo detto, è l’estrema facilità di diffusione, di condivisione. La qualità passa in secondo piano.
E passa oggi e passa domani l’mp3 diviene standard.
Jonathan Berger, professore di musica alla Stanford University ha a tal riguardo completato uno studio durato 6 anni che ha coinvolto i suoi studenti.
Ogni anno chiedeva ai nuovi arrivati della sua classe di ascoltare gli stessi brani in formati digitali diversi, dagli mp3 standard ai file hi - fi non compressi e di esprimere le rispettive preferenze.
Intuite già il risultato....l’mp3 è il formato preferito, soprattutto per ascoltare rock!
Berger chiama questo fenomeno “ il fruscio delle percussioni ”, ossia la distorsione che caratterizza la musica compressa. Secondo le orecchie di questi giovani è così che la musica dovrebbe essere!!
Quando tra qualche anno, discutendo tra loro sui bei vecchi tempi, tireranno in ballo la musica e l’ascolto della musica come termine di paragone per qualche nuovo e bizzarro formato fantadigitale potranno dire che sì, ai tempi dell’mp3, la musica suonava davvero alla grande.